ITINERARIO DI VIAGGIO
1°GIORNO: ITALIA-ROMA
Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto prescelto e volo per Addis Abeba.
2°GIORNO: ADDIS ABEBA-PARCO BALE
Arrivo a Addis Abeba ed incontro con la guida/accompagnatore parlante italiano e ritiro delle vetture 4X4. Partenza per il Parco Nazionale dei Monti Bale, verso sud, attraverso la Rift Valley, una regione ricca di laghi e parchi naturali. Passeremo il lago Koka; il lago Ziway a quota 1846 mt, abitato da cormorani, ibis, aironi e oche selvatiche; il lago Abjiata che, insieme al lago Shala, forma uno stupendo parco nazionale di 887 kmq. Lo Shala è il lago più profondo della valle (260mt) e le sue acque vengono alimentate da calde sorgenti sulfuree che sgorgano dalle rive impervie e rocciose degradanti per 900 mt a precipizio, incutendo un vago senso di timore. Le sue remote isole sono famose per la riproduzione del pellicano. L’Abijiata invece, ha limpide acque blu e suggestive spiagge bianche formate da residui salini ed è habitat di numerose specie animali. Arriviamo a Shashemene, il paradiso cantato da Bob Marley: qui i seguaci del movimento rastafari si riuniscono per ascoltare musica reggae, leggono la Bibbia, adorano un Dio nero e pregano con gli spinelli fra le labbra. Dopo Shashemene attraverseremo un vasto altopiano a 2500 mt di altitudine, interamente coltivato e abitato dagli Arsi, punteggiato da minuscoli villaggi di capanne circolari, con pareti esterne fatte di tronchi d’alberi, ricoperte di sterco e fango con tetti a cupola. Gli Arsi sono prevalentemente agricoltori, anche se posseggono molti animali coprendo un ruolo fondamentale nella loro economia, nelle loro credenze e nelle loro superstizioni. Raggiunta la cittadina di Adaba, la strada sale verso i primi contrafforti del Bale e la vegetazione diviene rigogliosa. Arrivo in hotel in tarda serata. Cena e pernottamento
3°GIORNO: PARCO BALE
Giornata dedicata alla visita del Parco Nazionale dei Monti Bale. Il Parco copre un area di circa 2200 kmq di boschi, foreste, laghi, picchi vulcanici di oltre 4000 mt e vale da solo un viaggio in Etiopia. L’area protetta è attraversata da est a ovest dalla spettacolare falesia di Harenna, che la divide in due distinte zone: la zona nord racchiude le vette più alte, ed è formata da antiche rocce vulcaniche, solcate da fiumi che hanno scavato profonde gole, dando origine a cascate spettacolari; la zona sud coperta da densa foresta di podocarpus che degrada fino ai confini del parco. Il Parco venne creato per proteggere dall’estinzione il nyala di montagna, una grande antilope che raggiunge i 280 kg di peso, ma è abitato numerose sono altre specie di animali che abitano la zona tipo il cane Simyen, il caracal, il serval, il trafegalo striato, la cervicapra redunca, il colobo, il gelada, la proravia, il facocero e la mangusta. Pernottamento in hotel.
4°GIORNO: PARCO BALE-AWASA-YIRGALEM
Dopo la prima colazione partenza verso Shashemene e poi verso Awasa, attraversando di nuovo la regione degli Arsi. Awasa, capitale della provincia di Sidamo, è situata sulle sponde del più piccolo dei laghi della Rift Valley; grazie alla stupenda cornice di montagne è senza dubbio il più bello e scenografico. Qui gli animali più comuni sono i pellicani, cormorani, aironi, oche, anatre selvatiche, ibis, l’umbretta o uccello martello, la jacana africana che, grazie alle sue lunghe dita, può camminare con facilità sulla vegetazione galleggiante. Il lago è contornato da numerosi villaggi sidamo. Quest’etnia è in parte cristiana e in parte islamica, ma molti continuano a seguire le antiche credenze animiste del malocchio e degli spiriti: interessante è il culto dei pitoni che vengono nutriti e tenuti in alta considerazione perché proteggono le abitazioni dagli spiriti cattivi. Proseguimento per Yirga Alem e pernottamento in hotel.
5°GIORNO: YIRGALEM-YABELO
Dopo la prima colazione partenza verso sud. Durante il tragitto incontreremo l’etnia dei Borana, della grande famiglia Oromo: una popolazione tranquilla, prevalentemente nomade, che passa la maggior parte del tempo alla ricerca di pascoli e acqua. La loro organizzazione sociale, come quella dei Gabbra e dei Konso, è considerata uno dei più affascinanti sistemi socio-politici dell’Africa: è divisa in classi d’età, dette gada, dalla durata di 8 anni a cui corrisponde un preciso periodo simbolico: primo periodo “essere uomo”, secondo periodo “audacia della giovinezza”; terzo periodo “del monte o calma e maturità”; quarto periodo “del leone o della saggia vecchiaia” e l’ultimo “dell’avvoltoio o inferma vecchiaia”. Fra i Borana sono gli uomini ad occuparsi del bestiame e questo compito , soprattutto nella stagione secca, è particolarmente duro e faticoso perché li costringe a compiere lunghe distanze in cerca d’acqua e addirittura a scavare pozzi. I famosi pozzi borana vengono scavati a mano, hanno forme concentriche a gradoni alti circa 2 mt, con pareti rivestite da grosse pietre e possono raggiungere una profondità di oltre 30 mt (il più famoso è profondo 36 mt con 18 piani). Vengono chiamati “pozzi cantanti borana” e vederli in attività è uno spettacolo straordinario: squadre di uomini e donne ritmando i movimenti con cantilene melodiche pastorali. Questi pozzi fungono anche da punto di incontro e scambio fra popolazioni locali e il loro uso e manutenzione sono motivi di alleanze: un antico detto borana dice ” non è la capanna il focolare, ma il pozzo”. Proseguiremo con la visita di El Sod, la casa del sale: uno straordinario cratere di un vulcano estinto, che sprofonda per oltre 100 mt nelle viscere della terra, terminando in un lago nero. I Borana sfruttano da sempre questa salina naturale: nudi, immersi nell’acqua e armati di lunghe pertiche, estraggono dal fondo del lago blocchi di sale nero, che poi depositano sulle rive ad asciugare, per poi trasportarlo al villaggio su animali da soma. Queste persone sono obbligate a lavorare nudi in quanto il sale seccandosi indurirebbe gli abiti provocando dolore. Queste immagini, insieme a quello dei pozzi cantanti, sono due dei momenti più forti del viaggio. Proseguimento verso Yabello, sistemazione in motel e pernottamento.
6°GIORNO: YABELO-KEY AFER-JINKA
Dopo la prima colazione partenza in direzione Konso, attraverso la terra delle etnie Konso, Derase, Ari, Benna e Tsemay. Il tragitto è abbastanza snervante a causa delle pessime condizioni delle piste, ma lo splendore del paesaggio, quasi interamente disabitato , compensa ogni disagio. Inoltre l’area è popolata da numerosi dik-dik, antilopi e facoceri. Passeremo Konso, a 1263 mt, centro commerciale e amministrativo della regione, posta al centro di un territorio splendido fatto di dolci colline coperte da fitta vegetazione o da intense coltivazioni a campi terrazzati. Proseguiremo per Key Afer, nel territorio Benna. Visita del bel mercato del giovedì dei popoli Tsemay e Erbore. In serata arriveremo a Jinka, 1900 mt di altitudine, centro amministrativo del Gofa. Sistemazione in hotel e pernottamento
7°GIORNO: JINKA-VILLAGGI MURSI-JINKA
Giornata dedicata alla visita dei villaggi Mursi, disseminati nella valle del fiume Mago. I Mursi sono una delle etnie più curiose della Valle dell’omo. Coltivatori e allevatori, costruiscono le loro capanne con paglia e frasche, su una solida struttura in legno dove all’interno convive un’intera famiglia composta a volte da più generazioni. Anch’essi, come la maggior parte delle etnie della bassa valle dell’Omo, hanno un amore morboso per la cura del corpo concretizzato con uno strano costume femminile di deformare il labbro inferiore con l’introduzione del piattello labiale, la cui grandezza determina la bellezza e sensualità di una donna e di conseguenza, il suo costo: una moglie con un grosso piattello labiale può costare al futuro marito venti o trenta capi di bestiame. Questa insolita mutilazione inizia con il compimento del quindicesimo anno di età: la tradizione vuole che sia l’anziana del villaggio a forare il labbro inferiore, solitamente con una punta metallica, dopo aver estratto i quattro incisivi inferiori per creare lo spazio necessario all’inserimento del bordo del futuro piattello. Per impedire la cicatrizzazione viene inserito un bastoncino di legno sostituito poi da altri sempre più grandi, per procurare il graduale stiramento della mucosa labiale e passare il piattello, anch’esso sostituito via via da uno più grosso fino al raggiungimento di un diametro di 10 cm e anche oltre. Le donne usano una particolare cura nella realizzazione del proprio piattello, che può essere sia in legno che che in terracotta. Gli antropologi sostengono che questa antica arte sia nata non per creare bellezza, ma per rendere la donna ripugnante e toglierle valore per non essere commerciata come schiava. Gli uomini invece, usano provocarsi cicatrici sul corpo che rappresentano il numero degli animali catturati o dei nemici uccisi in battaglio. La principale dieta di questa popolazione è data dal latte e dal sangue del loro bestiame estratto ferendo la giugulare della vacca saturata poi con il fango. In serata rientro a Jinka, cena e pernottamento in hotel
8°GIORNO: JINKA-DIMEKA-TURMI
In giornata visita del bellissimo mercato di Dimena, delle etnie Hamer, Karo e Dessanech. Quindi proseguimento per Turmi, territorio degli Hammer. Gli Hammer sono un popolo pacifico che conta circa 15000 individui. Sono divisi in clan con particolari tabù e regole da rispettare; il comando è gestito da un consiglio che riunisce i capi dei vari clan, al quale spetta ogni decisione. E’ una delle etnie più eleganti della valle. Le donne sfoggiano con grande fierezza, raffinate ed elaborate acconciature stile egizio, formate da sottili treccioline unte con grasso animale e coperte con polvere ocra, con taglio a caschetto. Le giovani ragazze nubili vi aggiungono delle placche di alluminio a forma di becco d’anatra e delle piume di struzzo: la loro bellezza ed eleganza, universalmente riconosciuta dalle tribù, è motivo di onore e vanto. Le donne sposate, oltre a triangoli di pelle impreziositi con conchiglie, simbolo di fertilità, indossano l'”esente”, un collare di ferro che viene portato tutta la vita quale dono di fidanzamento. La prima moglie , come distintivo di condizione privilegiata, porta il “bignere”, un collare sempre di ferro sul quale spunta una protuberanza fallica. Tali collari vengono costantemente ingrassati per impedire sia la lacerazione della pelle, che l’ossidazione del metallo. Anche gli uomini usano acconciature elaborate sempre formate da treccine spesso arricchite da piume di struzzo. Pernottamento in campo fisso.
9°GIORNO: TURMI-POPOLI KARO-KORTCHO-TURMI
Giornata dedicata alla visita del villaggio di Kortcho, sul fiume Omo e successivamente dei popoli Karo. I Karo sono ormai ridotti a 500 individui e, come sta succedendo a molti altri gruppi etnici della valle dell’omo, il loro numero si è talmente ridotto da mettere a rischio la loro millenaria cultura. Primeggiano senza dubbio per le decorazioni pittoriche dei propri corpi, che eseguono usando sostanze vegetali e minerali come il carbone a legna, la calce e le polveri minerali rosse e gialle. Questi disegni rappresentano la massima espressione artistica di questa gente, e non sembrano avere significati religiosi ma solo estetici o di distinzione sociale. Le donne adornano gli abiti tradizionali di pelle di capra, con ogni sorta di paccottiglia, tipo spille da baia, pettini, collane di perline colorate o fatte con bossole di cartucce vuote, conchiglie, anelli metallici. Anch’esse amano acconciature molto elaborate, realizzate con fango e burro in modo da formare una calotta di densi riccioli sui quali spruzzano polvere rossa. Gli uomini indossano una calotta d’argilla modellata direttamente sulla testa e dipinta con pigmenti bianchi, ocra e grigi e ornata con piume d’uccello. Per non sciupare queste acconciature, gli uomini, non solo i Karo ma anche molte altre etnie, usano dormire con poggiatesta in legno che di giorno vengono usati come sgabelli. Anche i Karo usano scarificare il proprio corpo come simbolo di bellezza allo scopo di attirare sessualmente il partner e le donne hanno l’abitudine di muovere in continuazione con la lingua il chiodo labiale. Pernottamento a Turmi in campo fisso.
10°GIORNO: TURMI-ARBA MINCH
In giornata visita del famoso mercato del lunedì di Turmi che si sviluppa nella grande piazza contornata da tipiche capanne e ombreggiata da una bellissima ed enorme acacia da ombrello. Come in tutti i mercati, la merce viene depositata direttamente per terra e consiste in alimenti e artigianato locale. Poco distante dal mercato tradizionale si trova il mercato del bestiame. I mercati sono punti d’incontro importanti perché fungono da catalizzatori per le popolazione dei dintorni che qui si possono scambiare prodotti e informazioni, fare nuove conoscenze e socializzare, cosa che altrimenti sarebbe resa difficile dalle grandi distanze e i pericoli della savana. Proseguimento per Arba Minch, visitando lungo i percorso i villaggi delle popolazioni Erbore e Konso. I Konso sono un popolo animista che considera tutto ciò che lo circonda animato da forze occulte e spiriti. Essi adorano i serpenti e, come i Borana, WAQ, il Dio del Cielo. Dediti prevalentemente all’agricoltura, sfruttano ogni metro di terra disponibile, terrazzando le zone montuose con puntiglioso e faticoso lavoro. I Konso hanno sviluppato una buona tecnica nella costruzione a secco di muretti in pietra, dighe, pozzi, forni a macine etc.. Ad eccezione dei pochi rapporti con i vicini Borana, i Konso non hanno contatti con altre popolazioni e quindi sembrano in apparenza tagliati fuori dal mondo: Hanno un sistema di lavoro collettivo che svolgono con vigore e orgoglio; sono abili nel tessere le tipiche coperte di cotone chiamate Belukos, richieste in tutta l’Etiopia; sono esperti nella lavorazione del legno con cui producono i Wagas, strane sculture che rappresentano gli antenati o eroi defunti: si tratta dell’unico esempio di realizzazioni di immagini totemiche fra i popoli dell’Africa orientale. Per tradizione i Wagas vengono eretti alcuni mesi dopo il funerale, non vicino alla tomba, ma come come monumento commemorativo, lungo i campi coltivati e i sentieri più importanti che conducono al villaggio, a protezione dei passanti. Arrivo a Arba Minch in serata. Arba Minch, “quaranta sorgenti” è la capitale della regione dell’Omo settentrionale. La città gode della tipica atmosfera chiassosa delle cittadine etiopi, dove i rari segni di sviluppo vengono vanificati dalla mancanza di manutenzione. Dalla parte alta, dove si trovano gli hotels, gli edifici governativi e le case di lusso, si può godere di uno dei panorami più suggestivi panorami d’Etiopia: a destra le limpide acque del Chamo con le rive sabbiose, a sinistra i contrastanti e sorprendenti colori sfumati di rosso scuro delle acque dell’Abaya, ricche di idrossido di ferro, e in basso la grande foresta intorno al fiume Kulfo, con le 40 sorgenti che hanno dato il nome alla città; tutto l’insieme è poi coreograficamente racchiuso dalle alte montagne di Amaro. Sistemazione in hotel e pernottamento
11°GIORNO: ARBA MINCH
Al mattino ingresso al Parco Nazionale di Nechisar, 750 kmq, considerato uno dei parchi più interessanti d’Etiopia, che comprende le zone costiere di due laghi, Chamo e Abaya, la striscia che li separa chiamata “ponte del cielo”, coperta da densa foresta e la piana di Nechisar che consiste in una vasta prateria di erba luccicante. Nel Parco vivono i dik-dik, il kudù, l’antilope nera, le zebre, le gazzelle, il raro alcefalo di Swayne, i leoni e i leopardi. Nel pomeriggio escursione in barca sul Lago Chamo, dove vivono molti ippopotami e coccodrilli lunghi oltre 6 metri. Le lussureggianti rive di questi laghi sono abitate da tribù Ganjulee, dai Guji, che conservano ancora antiche tradizioni legate alla caccia all’ippopotamo. Abili pescatori, i Guji navigano con le tradizionali ed eleganti ambatch, piccole imbarcazioni di canna di papiro, come quelle che si vedono dipinte sulle tombe dei faraoni egizi: pur essendo molto leggere, sono sufficientemente robuste da resistere agli attacchi dei coccodrilli. I Ganjule, invece navigano con zattere realizzate con grossi tronchi d’albero. Pernottamento in hotel.
12°GIORNO: ARBA MINCH-ADDIS ABEBA
In mattinata trasferimento in aeroporto e partenza con volo per Addis Abeba. Pranzo veloce e visita della città Cena etnica in ristorante tipico, pernottamento
13°GIORNO: ADDIS ABEBA-ZANZIBAR
Possibilità di rientrare in Italia o fare un soggiorno balneare in una delle belle isole della Tanzania. Io per il mio gruppo ho scelto Zanzibar. Trasferimento in aeroporto e partenza per Zanzibar. Arrivo e trasferimento in hotel.
DAL 14° AL 19° GIORNO ZANZIBAR
L’isola di Zanzibar, lunga 100 km e larga 40, è situata a poca distanza dalla costa delle Tanzania. Un tempo era permeata dal profumo di spezie poiché le piantagioni coprivano quasi la totalità del territorio. Oggi, purtroppo, diminuendo le zone coltivate, questa caratteristica si è un po’ persa, ma rimane sicuramente una destinazione che affascina il viaggiatore grazie al suo particolare abbinamento fra arabo e africano, alla sua splendida vegetazione, alle distese chilometriche di mangrovie, alle sue spiagge bianche e al suo splendido mare ricco di fondali corallini, di fauna marina e di cetacei che nuotano lungo le coste. Nungwi, dopo Stonetown, è la zona più movimentata dell’isola con localetti, ristoranti, bars, tutti avvolti in un cordiale e rilassante atmosfera tipicamente africana.
20°GIORNO: ZANZIBAR-ADDIS ABEBA
Mattinata libera. Nel pomeriggio trasferimento in aeroporto e partenza con volo per il rientro in Italia, via Addids Abeba
21° GIORNO ADDIS ABEBA-ITALIA
Proseguimento per l’Italia. Arrivo in giornata.